lunedì 22 febbraio 2010

Perché Sanremo eh...


Rieccomi, dopo cinque giorni d'Inferno e uno di decompressione!
Che dire? Tutto il male possibile. L'assenza della Gialappa's Band è stata terribile ma devo ammettere che Macchianera ha fatto comunque un lavoro meritorio e più che buono per sopperire alla mancanza*.
Ha vinto Scanu, che non so chi sia. Ma ha battuto i tre filibustieri e tanto mi basta.

Dopo cinque (più uno) giorni di tregenda posso comunque affermare che:
- trovo ancora irritante l'apertura alle canzoni in dialetto, ma ammetto che quella di Nino D'Angelo era una delle migliori di questa edizione (e ho detto tutto...);
- trovo ancora demenziale che un cantante uscito da X Factor sia nella stessa categoria di Enrico Ruggeri. Eppure il buon Mengoni è entrato nella terna finale mentre Ruggeri è stato retrocesso ad un altro anno. A dire il vero penso che quella di Ruggeri fosse la migliore canzone di questa edizione. Se magari questo servisse a risparmiarci un'altra serie di Mistero...;
- trovo ancora estremamente fastidioso Povia (sic et simpliciter);
- ho deciso riguardo la presenza di Cristicchi. E il mio voto è negativo. Certo, non è ai livelli infimi di Ti regalerò una rosa ma la sapida gag su "Sarko-no e Sarkozy" se la poteva davvero risparmiare;
- avrei detto che trovo ancora inutile la presenza di Arisa se non fosse stato per la serata di venerdì. La canzone nell'arrangiamento "da concorso" è davvero brutta, ma con l'arrangiamento jazz proposto venerdì sera diventa una meraviglia. Peccato: giocandosela meglio forse avrebbe scalato un po' di più la classifica;
- mai come ora trovo ignobile ed indifendibile la decisione di ospitare Emanuele Filiberto sul palco come cantante. E l'ospitata di Lippi... Davvero, non ho parole. Solidarietà agli orchestrali e basta.

I Giovani li ho ascoltati poco e male e quindi non ne parlo. Ma c'è una cosa che devo fare:


Lei è Nina Zilli. Ha vinto il Premio della Critica Mia Martini con il brano L'uomo che amava le donne. Ma soprattutto è stata l'unica a dire «Mentuccia» in occasioni pubbliche (e oltretutto l'ha detto ai due sciamannati di "Traffic", quindi doppia soddisfazione!). Perciò, come promesso, ecco il link alla sua canzone su iTunes.

E per quest'anno è finita. Tra undici mesi ricominciano le polemiche. Incominciate ad allenarvi fin da adesso, mi raccomando!


* A proposito di mancanza, se ancora non sapete i motivi di questa storica assenza dei tre, farevi un giro qua e poi ne riparliamo.

martedì 16 febbraio 2010

Ciao Gian



L'altra notte è morto Gianfabio Bosco, noto ai più come Gian del duo Ric & Gian. Aveva 73 anni ed era ricoverato da qualche tempo all'ospedale di Lavagna per un aneurisma.

Naturalmente lo conoscevo per i suoi lavori televisivi, teatrali e radiofonici. In particolare ricordo Che domenica ragazzi in cui affiancava Lino e Rosanna Banfi, Massimo Giuliani e Angiolina Quinterno in sketch e parodie scritte da Dino e Gustavo Verde. Uno degli ultimi veri varietà radiofonici.

lunedì 15 febbraio 2010

Da leccarsi i baffi


Giuro che se qualcuno mi avesse detto: «Un giorno scriverai un post sul blog a favore di Beppe Bigazzi», l’avrei preso in giro fino alla morte. Invece è successo.

Ricapitoliamo i fatti. Un giorno Bigazzi a La prova del cuoco parla di carne di gatto (trovate lo spezzone su YouTube se lo cercate. Non lo linko ma voi siete sgamati e lo reperite senza problemi). Se guarderete il video, come vi prego di fare, noterete che Bigazzi non dà mai «una ricetta per cucinare i gatti», come si legge su tutte le agenzie. Bigazzi si limita a citare un proverbio dei suoi tempi e a raccontare di come una volta si mangiava il gatto. Perché, se non lo sapete, una volta i gatti si mangiavano, c’è poco da fare.
Chiara la cosa? Se io in Tv dico che un tempo si versava della pece bollente sugli assedianti per farli desistere dal loro proposito di attaccare il castello, vengo denunciato per istigazione a delinquere. Mi immagino quante querele avrà a suo carico Alberto Angela per tutti quei vergognosi programmi di approfondimento storico!
A parte le battute mi chiedo: la carne di manzo la si mangia tranquillamente, mi pare. E se ne parla in Tv altrettanto tranquillamente. Eppure non ho mai sentito di gente che, dopo un approfondimento di Bigazzi sia andato in campagna a squartare mucche per portarsele a casa e farle alla brace. Voglio dire, è normale che ci sia qualche stupido pazzo idiota il quale, dopo aver sentito parlare di carne di gatto, andrà ad ammazzare un gatto. Ma se ragioniamo così allora è tutta un’istigazione. Non mostriamo più film in cui ci sia un triangolo amoroso perché sarebbe istigazione all’adulterio. Non parliamo più di guerra in Afghanistan perché è istigazione al genocidio. Via i telegiornali: parlare di cronaca nera istiga alla violenza. Capite la demenzialità?

Questo è un tipico caso di “sentito dire”: un tizio (a mio avviso anche abbastanza insulso, peraltro) racconta di una pratica in uso in tempi ormai passati. Qualcuno recepisce male il pezzetto di conversazione, lo estrapola dal contesto e lo segnala. La cosa monta fino ad arrivare ai giornali che citano dichiarazioni a caso senza sapere bene di cosa si sta parlando (o, ancor più colpevolmente, sapendo benissimo di cosa si sta parlando ma fomentando la polemica per vendere più copie del quotidiano). Non ci credete? Leggete il sommario dell’articolo apparso sul Corriere di oggi:

Stop per Beppe Bigazzi: aveva dato consigli per cuocere i felini, dicendo di esserne un consumatore. «Io frainteso»
Le parti vere sono “Stop per Beppe Bigazzi” e “«Io frainteso»”. Il resto è falso. Se guardate il video vi accorgerete che non dà indicazioni per cuocere i felini e non dice di essere un consumatore ma – testuale - «Io l’ho mangiato tante volte». Che, notate, è una cosa diversa dal dichiarare di esserne un consumatore.

La nota del presidente dell’ENPA, poi, è talmente assurda che non ha senso neppure commentarla, oltretutto tenuto conto di quando detto finora.

Non so come finirà la storia. Come detto non stravedo per Bigazzi e non seguo La prova del cuoco quindi, tendenzialmente delle sorti del tale m’importa poco. Mi dispiacerebbe però che fosse cacciato dalla Rai solo per questa sterile polemica creata con nulla dal nulla.

Oh when the saints



Ieri ho parlato di San Valentino, oggi voglio restare in argomento e parlare di Sanremo.
Comincio col dire che, in generale, a me il Festival non dispiace. Naturalmente bisogna vedere chi lo presenta, come lo conduce, chi sono i cantanti in gara, come sono le canzoni eccetera. Ad esempio, fino a pochi mesi fa pensavo che le edizioni peggiori fossero quelle presentate da Paolo Bonolis. Ho paura però che quest'anno arriveremo a picchi di bassezza che Bonolis se li sognava.

Quest'anno il Festival è stato affidato ad Antonella Clerici. Il fatto è che la Clerici non la sopporto. Intendiamoci, nulla di personale; è solo che non non mi piace il suo modo di condurre e di impostare le trasmissioni che presenta.Questo non è un problema, ovviamente: non seguo i suoi programmi e finita là. Il fatto è che conosco il suo stile di conduzione e ho paura di come possa aver impostato il Festival. Spero vivamente manterrà un tono sobrio.
Cantanti e canzoni. Trovo irritante che quest'anno possano partecipare anche le canzoni in dialetto, questo a prescidere da chi è il cantante e da che canzone presenta. Trovo demenziale che un cantante uscito da X Factor, per quanto bravo egli possa essere (non l'ho mai sentito, quindi non giudico a priori), sia nella stessa categoria di Enrico Ruggeri. Trovo estremamente fastidioso che Povia presenti una canzone, sulla vicenda di Eluana, nella quale mette becco (duh!) in una storia privata su cui era preferibile tacere. Trovo noiose le storie attorno a Morgan (no, non Morgan; le storie attorno a Morgan). Trovo indecidibile la presenza di Cristicchi (ho amato Che bella gente tanto quanto ho odiato Ti regalerò una rosa): sono molto curioso di ascoltare la sua canzone. Trovo inutile la presenza di Arisa: benché sia la pupilla del Maestro (maiuscola intenzionale) Lelio Luttazzi, non mi ha per niente convinto l'anno scorso. Trovo indifendibile la decisione di ospitare Emanuele Filiberto sul palco come cantante.

Il vertice estremo di bassezza è però la sospensione di Rai dire Sanremo, il programma della Gialappa's Band. L'illuminato neo-direttore di Radio 2, Mucciante, ha cancellato la trasmissione meno di due settimane prima del suo inizio a causa di oscuri motivi legati ai compensi. Tutto ciò nonostante gli spazi pubblicitari siano già stati venduti da mesi a caro prezzo e smentendo le dichiarazioni di dicembre dello stesso direttore che aveva dichiarato di voler trasformare Radio 2 in una radio per giovani. Al posto del mitico trio* ci saranno Pastore e Lodigiani (avete presente? Quelli che conducono "Traffic", la trasmissione che ha sostituito Condor, quelli che sanno fare i gggiovani ma non sanno fare la radio,... Ecco, quelli!) come "inviati speciali dal retropalco dell'Ariston". Peccato (e mi sono moderato per mantenere il blog a livelli civili...) perché quello era l'unico modo per sopportare questo Sanremo.

Personalmente ho già deciso: seguirò il Festival con Gli Aristonati, il commento di MacchiaRadio su Radionation (avete presente? Gianluca Neri, Matteo Bordone, quelli che conducevano Condor e Kondor,... Ecco, quelli!).
Vi racconterò le mie impressioni alla fine dei cinque giorni (ammesso che ne esca vivo e in buona salute...).


* Probabilmente lo saprete, ma all'inizio Mucciante per le quattro e passa ore di radiocronaca del Festival voleva scritturare Dose & Presta, i conduttori del Ruggito del coniglio. Ora, chiunque abbia sentito almeno una volta la trasmissione quotidiana dei due sa benissimo qual è il loro punto di vista riguardo quel genere di canzoni e riguardo Sanremo in generale. Ma c'è di più! Per rompersi gli zebedei per quattro e più ore a commentare il festival, il geniale direttore offriva loro molto meno di quanto prendono regolarmente per la trasmissione quotidiana che è molto più divertente e che di ore ne dura solo due. Una politica di rete sublime, oserei dire!

domenica 14 febbraio 2010

Regalo di San Valentino


L'altro giorno ero in uno dei discount della città e la signora in coda prima di me alla cassa stava pagando, assieme a tutta la sua spesa, anche una piccola piantina in vaso. Non so il prezzo dell'oggettino, ma stimando le dimensioni della pianta e i prezzi del discount direi che non superiamo i 3 euro.
Il cassiere passa il codice a barre della pianta sul lettore ottico e la signora gli dice: «Certo che potreste regalare queste alle donne per San Valentino. Sarebbe un bel gesto, no?».

Ora, al di là del valore della festa di San Valentino, che personalmente reputo essere solo consumistico - tanto più che la maggior parte della gente che lo festeggia non ha nemmeno idea di chi fosse San Valentino né cosa abbia fatto nella sua vita -, trovo la richiesta della signora completamente demenziale.
Per quale motivo un supermercato dovrebbe fare un regalo - solo alle donne, poi... - per San Valentino? Posso capire, e credetemi lo faccio a fatica, per la festa delle donne. Ma San Valentino, la "festa degli innamorati" (virgolette intenzionali)? Perché il discount dice alle donne: «Io mi sono innamorato dei soldi che mi lasci quando vieni a fare la spesa»?.

Il cassiere (un uomo, un mito) non ha aperto bocca per replicare. Si è limitato a leggere il totale del conto evitando così polemiche inutili.
È proprio vero che certa gente non ha il senso della misura.

venerdì 12 febbraio 2010

La venticinquesima ora


Ho notato da parecchio tempo che se un film o una trasmissione Tv cominciano a mezzanotte e - poniamo - venti, diverse reti televisive e alcuni giornali quotidiani riportano come ora di inizio 24.20.
Ora, da piccolo mi hanno insegnato che il giorno ha 24 ore e che dopo le 23.59 ritornano le 0.00, mezzanotte. Questo anche per un fatto logico: scrivere 24.20 presuppone che esista un'ora 25.00 e cioè che il giorno duri un'ora in più di quanto in realtà faccia.
Evidentemente chi scrive 24.20 o non ha studiato a sufficienza a scuola o difetta un po' nei ragionamenti logici. Mi piacerebbe però sapere da queste persone le ragioni della loro scelta e, soprattutto, perché nessuno abbia ancora fatto notare loro l'errore grossolano che stanno commettendo per cercare di correggerlo.

sabato 6 febbraio 2010

Polvere e nient'altro che polvere...


Voi tutti saprete - o almeno immaginerete - l'ampia trafila burocratica per potersi laureare. Tra le varie cose da fare prima di poter ottenere l'ambito "pezzo di carta" bisogna consegnare una copia della tesi in Segreteria assieme ad un modulo in cui date o meno ad altri studenti la possibilità di consultare il vostro prezioso elaborato.
Bene.

Qui da noi la laurea in Informatica è triennale ed è attiva dal 2001. Ciò significa - per il momento - 7 anni di tesi. Certo, i numeri non sono nemmeno paragonabili ad ingegneria, per dire, ma è comunque materiale prodotto dagli studenti. Materiale per lo più sperimentale: non uno sterile copia-incolla da altri libri, ma un'applicazione sul campo (spesso aziende, non solo informatiche) di tutto quello che è stato insegnato nei vari corsi.
Bene.

Ho un amico, Dok, che studia Informatica al DMI e che recentemente ha finito gli esami. Indeciso su come impostare la tesi (quanto lunga? quale font? quali i margini? come suddividere i capitoli? quanto ampia la bibliografia? ...), ha pensato di consultarne alcune dei suoi compagni di corso degli anni passati.
Sul sito della Biblioteca le tesi di Informatica non sono catalogate. «Strano...» pensa il mio amico, e si reca di persona in Biblioteca centrale.

«Vorrei consultare alcune tesi triennali, ma ho visto sul sito che non sono catalogate», dice Dok alla bibliotecaria di turno.
«Strano», risponde la donna. «Di che Corso di Laurea?».
«Informatica»
«Ah, no» replica la bibliotecaria. «Le tesi di Informatica sono tutte in uno scatolone. E non credo verranno mai catalogate».

Le domande sarebbero tante: perché spendere soldi per rilegare una tesi che prenderà solo polvere e muffa in uno scatolone? Perché perdere una mattina intera per consegnare in Segreteria una tesi che finirà abbandonata in uno stanzino della Biblioteca? Perché perdere una mattinata (la stessa di prima, quando va bene; quando va male una diversa) per consegnare un modulo con il consenso alla consultazione della propria tesi se questa non potrà mai essere consultata?
Ma più che altro c'è lo sconforto di ragazzi che lavorano per dei mesi su una tesi che verrà spiegata for dummies in pubblico (qui Informatica non ha la prelaurea: al candidato sono concessi solo 15 minuti il giorno della laurea) e che, eccezion fatta per il loro relatore, nessuno mai leggerà perché in Biblioteca centrale nessuno si prende la briga di catalogare e mettere a disposizione.

martedì 2 febbraio 2010

Marmottine e marmottoni



In piedi campeggiatori, camperisti e campanari!

Oggi Punxsutawney Phil ha parlato ed ha annunciato ancora 6 settimane di freddo. Non è ancora tempo di riporre guanti, cappelli e sciarpe, miei cari marmottoni!


* Se non avete idea di cosa sto parlando, filate subito a guardare lo splendido Ricomincio da capo!