lunedì 15 febbraio 2010

Da leccarsi i baffi


Giuro che se qualcuno mi avesse detto: «Un giorno scriverai un post sul blog a favore di Beppe Bigazzi», l’avrei preso in giro fino alla morte. Invece è successo.

Ricapitoliamo i fatti. Un giorno Bigazzi a La prova del cuoco parla di carne di gatto (trovate lo spezzone su YouTube se lo cercate. Non lo linko ma voi siete sgamati e lo reperite senza problemi). Se guarderete il video, come vi prego di fare, noterete che Bigazzi non dà mai «una ricetta per cucinare i gatti», come si legge su tutte le agenzie. Bigazzi si limita a citare un proverbio dei suoi tempi e a raccontare di come una volta si mangiava il gatto. Perché, se non lo sapete, una volta i gatti si mangiavano, c’è poco da fare.
Chiara la cosa? Se io in Tv dico che un tempo si versava della pece bollente sugli assedianti per farli desistere dal loro proposito di attaccare il castello, vengo denunciato per istigazione a delinquere. Mi immagino quante querele avrà a suo carico Alberto Angela per tutti quei vergognosi programmi di approfondimento storico!
A parte le battute mi chiedo: la carne di manzo la si mangia tranquillamente, mi pare. E se ne parla in Tv altrettanto tranquillamente. Eppure non ho mai sentito di gente che, dopo un approfondimento di Bigazzi sia andato in campagna a squartare mucche per portarsele a casa e farle alla brace. Voglio dire, è normale che ci sia qualche stupido pazzo idiota il quale, dopo aver sentito parlare di carne di gatto, andrà ad ammazzare un gatto. Ma se ragioniamo così allora è tutta un’istigazione. Non mostriamo più film in cui ci sia un triangolo amoroso perché sarebbe istigazione all’adulterio. Non parliamo più di guerra in Afghanistan perché è istigazione al genocidio. Via i telegiornali: parlare di cronaca nera istiga alla violenza. Capite la demenzialità?

Questo è un tipico caso di “sentito dire”: un tizio (a mio avviso anche abbastanza insulso, peraltro) racconta di una pratica in uso in tempi ormai passati. Qualcuno recepisce male il pezzetto di conversazione, lo estrapola dal contesto e lo segnala. La cosa monta fino ad arrivare ai giornali che citano dichiarazioni a caso senza sapere bene di cosa si sta parlando (o, ancor più colpevolmente, sapendo benissimo di cosa si sta parlando ma fomentando la polemica per vendere più copie del quotidiano). Non ci credete? Leggete il sommario dell’articolo apparso sul Corriere di oggi:

Stop per Beppe Bigazzi: aveva dato consigli per cuocere i felini, dicendo di esserne un consumatore. «Io frainteso»
Le parti vere sono “Stop per Beppe Bigazzi” e “«Io frainteso»”. Il resto è falso. Se guardate il video vi accorgerete che non dà indicazioni per cuocere i felini e non dice di essere un consumatore ma – testuale - «Io l’ho mangiato tante volte». Che, notate, è una cosa diversa dal dichiarare di esserne un consumatore.

La nota del presidente dell’ENPA, poi, è talmente assurda che non ha senso neppure commentarla, oltretutto tenuto conto di quando detto finora.

Non so come finirà la storia. Come detto non stravedo per Bigazzi e non seguo La prova del cuoco quindi, tendenzialmente delle sorti del tale m’importa poco. Mi dispiacerebbe però che fosse cacciato dalla Rai solo per questa sterile polemica creata con nulla dal nulla.

Nessun commento:

Posta un commento