domenica 17 gennaio 2010

Salve!



Un paio di settimane fa il mio carissimo amico A. ha organizzato la festa per il suo compleanno in un cocktail bar della città. Io sono astemio e così molte delle persone con cui esco più di frequente, quindi non ho molte occasioni per andare in un cocktail bar durante l'anno (litote per dire che più di una o due volte all'anno non ci vado).

Bene, a fine serata me ne vado dal bar tra gli ultimi, assieme al mio amico. La cameriera al piano (quella che ci ha servito per tutta la sera e che ormai è amica di A. - effettivamente lui frequenta abbastanza quel locale) ci saluta e io le rispondo con un «Salve!».
Lei fa la finta risentita e mi dice: «Ma come "salve"? Sono offesa! Nessuno mi dice "salve"!». Io capisco che mi sta bonariamente prendendo in giro e sto al gioco. E poi ho la risposta pronta: «Dico sempre "salve". Non mi piace usare "buongiorno" o "buona sera", anche perché non so mai come usarli».

Chiariamo: non è che io sia così deficiente da non sapere quando è giorno o quando è sera. È che sono circondato da persone che evidentemente non hanno di meglio da fare che dar fastidio agli altri. Non so se è capitato anche a voi.
Buongiorno va benissimo la mattina presto. Poi, man mano che si va verso l'ora di pranzo c'è sempre uno che ti dice (con tono piccato): «Non si dice "buongiorno" dopo una cera ora». Peccato che nessuno abbia mai capito quale sia quest'ora; ormai sono convinto sia il quarto segreto di Fatima...
Se usi buon pomeriggio trovi sempre un altro che ti dice (sempre con tono piccato): «Non si usa "buon pomeriggio", si dice "buonasera"».
Se dici buonasera, trovi sempre un terzo che ti dice (ancora con tono piccato): «Ma non è ancora sera» oppure «Ma ormai è notte», a seconda dell'ora in cui avviene il dialogo.
Se dici buonanotte a qualcuno che cinque minuti dopo non è sotto le coperte, questo ti risponderà (ovviamente - che ve lo dico a fare? - con tono piccato): «Non sto andando mica a dormire!».
Ecco, ora avrete capito perché prediligo il Salve!.

Però la barista mi ha spiazzato. Alla mia obiezione ha risposto: «Beh, ma allora dimmi "ciao!"». Vero, avrei potuto. Ma c'è un motivo per cui non l'ho fatto. Perché ai negozianti, ai gestori di locali, ai professionisti e in generale a tutte le persone che non conosco, io do del lei. Per rispetto, innanzitutto, perché le persone stanno svolgendo un mestiere e dando loro del tu mi sembra di sminuire il loro lavoro. E poi per mantenere, almeno all'inizio, un po' di naturale distanza. Voglio dire, non è che il solo fatto di usufruire di un servizio nella tua attività commerciale mi dà il diritto di trattarti come un vecchio compagnone amico di mille avventure. Se poi, col tempo, divento un frequentatore abituale del tuo negozio/locale - e se tutti e due siamo d'accordo - allora passo senza problemi al tu. Ma pretenderlo come un atto dovuto mi dà profondamente fastidio.
E così non riesco a dire Ciao! ad una persona a cui do del lei. Mi spiace ma è più forte di me.

Quindi se incontrate una persona che vi dà del lei e vi dice Salve!, siate comprensivi: probabilmente non lo fa per irritarvi ma perché vi stima.

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